Le contraddizioni
degli ambientalisti |
Dopo il colonialismo arrivò
l’ambientalismo, lo sviluppo sostenibile, i
programmi per la riduzione della popolazione e la
salvaguardia degli animali selvaggi. L'arretratezza del
continente africano è frutto di queste politiche imposte
con ricatti finanziari, militari e corruzione.
Il WWF in Africa

|
Il World Wildlife Fund (WWF) è
la più grande organizzazione mondiale per la
conservazione della natura. Nel 1948 Sir Julian
Huxley, famoso biologo, istituì l’IUCN (Unione
Internazionale per la Conservazione della Natura
e delle Risorse Naturali). L’IUCN ha sempre
avuto relazioni molto strette con il Foreign
Office inglese. Per tutta la vita Huxley ha
lavorato su progetti di conservazione della
natura. Nel 1960, fece un viaggio attraverso le
Colonie Inglesi che stavano per ottenere
l’indipendenza. |
Sir Julien Hukley |
Il suo ruolo fu quello di
accertarsi |
che il governo inglese fosse in grado di mantenere la
gestione delle riserve naturali situate nei paesi del Commonwealth. Un anno dopo il viaggio, l’11
settembre 1961 lo stesso Julian Huxley fondò
ufficialmente il WWF, insieme al principe Bernardo
d’Olanda e al Principe Filippo di Edinburgo, con il
solo scopo di raccogliere fondi per l’IUCN. In
realtà dopo la nascita del WWF l’IUCN passò in
secondo piano, ed a 30 anni dalla sua fondazione, il WWF
controllava gia, attraverso l’istituzione di parchi
nazionali che gestiva direttavamente, il 10% della
superficie mondiale. Ad esempio, controlla il 40% della
Tanzania. All’inizio degli anni ‘70 fu
istituito, sempre dal Principe Filippo e da Bernardo
d’Olanda, un club con lo scopo di generare fondi per
il funzionamento del WWF. Tale club prese il nome di Club
1001. Il WWF fu fondato in Svizzera e oltre ai gia citati
Sir Julian Huxley, il Principe Bernardo d'Olanda, il
principe Filippo d'Edimburgo, consorte della regina d'Inghilterra,
parteciparono come fondatori anche Max Nicholson e
il naturalista e pittore Sir Peter Scott, che disegnò il
logo originale, con il panda gigante bianco e nero, su
sfondo bianco.
Il WWF ha uffici in quasi sessanta paesi e la sua sede
centrale si trova a Gland, in Svizzera. Ufficialmente il
WWF si batte per:
conservare la biodiversità del pianeta;
assicurare che l'uso di risorse naturali rinnovabili sia
sostenibile;
promuovere misure per la riduzione dell'inquinamento e
degli sprechi di risorse.
Attualmente il WWF gestisce oltre 1200 progetti di
conservazione all'anno della fauna e flora selvatica in
tutto il mondo. I progetti hanno inoltre la peculiarità
di coinvolgere le popolazioni locali. Per individuare le
aree in cui agire il WWF ha adottato una strategia
ecoregionale: sono state selezionate 200 ecoregioni,
grandi aree geografiche, preservando le quali, secondo il
WWF, si potrebbe salvare gran parte della biodiversità
del pianeta.
I Presidenti del WWF international sono stati:
1962-1976: Bernardo di Lippe-Biesterfeld, Principe
Consorte dei Paesi Bassi
1976-1981: John H. Loudon
1981-1996: Filippo d'Edimburgo, Principe Consorte del
Regno Unito
1996-1999: Syed Babar Ali
2000-2000: Ruud Lubbers
2000-2001: Sara Morrison
2002-present: Emeka Anyaoku
Molti hanno sollevato dubbi riguardo alla moralità del
fondatore Bernardo d'Olanda, che è risultato tra i
responsabili dello scandalo Lockheed e con dichiarate
simpatie naziste negli anni trenta e alla passione per
gli animali del Principe Filippo d'Inghilterra, noto
cacciatore. Altri motivi di contestazione derivano dal
fatto che spesso nel board del WWF ci siano dirigenti di
grandi compagnie chimiche, multinazionali e gruppi
bancari, anche di compagnie multinazionali responsabili
dei più gravi disastri ambientali del pianeta.
Le critiche al WWF non sono infondate.
Come ha mostrato coraggiosamente il giornalista Kevin
Bowling nel suo documentario “Ten Pence in the
Panda” trasmesso dalla TV inglese nella serie
di programmi investigativi ``The Cook Report”, nel
luglio 1990, il modo giusto di vedere il WWF è di
considerarlo uno strumento di un potente gruppo formato
dai principali esponenti delle famiglie reali europee e
delle più grandi compagnie, specialmente anglo-olandesi,
come la Britsh Petroleum, la Royal Dutch Schell, i Lloyds
di Londra, la Unilever, Rio Tinto Zinc, l'Anglo American
DeBeers e altri, tutti soci del gia citato Club dei 1001.
Un gruppo importante nel mercato del petrolio, in quello
dell'oro, dei diamanti e di molte altre materie prime
vitali . Una delle sue principali preoccupazione è
infatti che la lo sviluppo industriale e tecnologico e
quindi l’aumento della popolazione, in particolare
nei paesi in via di sviluppo, consumi le riserve di
materie prime mondiali, e distrugga la flora e la fauna
del pianeta. Il suo principale obiettivo quindi è quello
di creare oasi e parchi nazionali, e ideare e applicare,
specialmente nei paesi del Terzo Mondo, politiche di
“sviluppo sostenibile”; agricoltura e altre
attività economiche a basso contenuto tecnologico
nonché politiche di controllo demografico. Questi
obbiettivi sono stati ben espressi dal principe Filippo
di Moutbatten, Duca di Edimburgo, consorte della Regina
Elisabetta II, fondatore e poi Presidente del WWF. Nel
suo libro del 1986, If I where a Animal, scrive:
"vorrei essere reincarnato in un animale la cui
specie è in via di estinzione. Quale sarebbe il suo
sentimento verso la specie umana che gli sta negando di
esistere.... Devo confessarlo, sarei tentato di essere
reincarnato in un virus particolarmente mortale".

Il Il Principe Filippo, il primo a destra, durante una
battuta di caccia alla tigre
Propio perchè l ’intendo dichiarato del WWF è di
proteggere le specie di animali in via di estinzione,
il principe Filippo d’Edinburgo nel 1961 dovette
rinunciare alla presidenza del WWF, appena fondato,
perché aveva suscitato notevole scandalo in Inghilterra
la sua partecipazione, pochi mesi prima, ad una battuta
di caccia alla Tigre del Bengala, su invito del Raja di
Jaipur, e successivamente in Africa aveva ucciso una
femmina di rinoceronte, condannando i suoi piccoli alla
morte per fame. Fu quindi nominato come Primo Presidente
del WWF suo cugino, il principe Bernardo d’Olanda,
anche perché come affermo Sir Peter Scott, uno dei
fondatori del WWF, "cominciare con un Presidente
del WWF inglese sarebbe stato troppo da colonialisti”.
Come riporta Kevin Bowling, nel 1972 Peter Scott
commissionò a Alan Parker, un grande cacciatore
”legale” che viveva a Nairobi, di indagare sul
commercio illegale di avorio, corna di rinoceronte, pelli
e commercio illegale di animali selvaggi. Tra le altre
cose Parker scoprì che la famiglia del Presidente del
Kenya, Jomo Kenyatta, era coinvolta ampiamente in questi
traffici illeciti, sua figlia Margharet era alle
dipendenze di una società che vendeva corna di
rinoceronte e zanne di elefante in MedioOriente. Un
commercio che ha decimato le mandrie di grandi animali
del Kenya. Parker accusò inoltre nella sua relazione
molti dei principali sostenitori in Kenya delle politiche
di conservazione della fauna selvaggia. Poche ore dopo
aver consegnato la sua relazione a Sir Peter Scott Parker
fu rapito e malmenato per tre giorni e gli fu intimato di
non rivelare mai i contenuti della sua relazione. La
relazione di Parker fu ampiamente ripresa dal
documentario di Dowling.
Dowling riferì anche che
alla fine del 1989 John Phillipson, docente
all’università di Oxford fece un’inchiesta,
sempre su ordine del WWF, sull’efficacia dell’organizzazione
nel salvaguardare le specie in via di estinzione. Lo
studio di Phillipson è una severa condanna al WWF. La
conclusione finale è che il WWF, malgrado la grande
capacità nella raccolta di fondi, era stato del tutto
incapace di salvaguardare le specie di animali che si era
prefisso di proteggere. Dopo 30 anni di campagne di
raccolta fondi per un totale di 4.493.021 franchi
svizzeri, investiti poi in ben 8 progetti specifici, lo
stesso Principe Filippo fu costretto a riconoscere nel
1990 che il Panda era ormai destinato a scomparire.
Lo sterminio degli elefanti
L’ecologo E. Caughey, in uno studio del 1980 riporta
che vi erano in Africa circa 3 milioni di elefanti
nel 1950. Nel 1976, quando fu fatto il primo
censimento degli elefanti da Doughas Hamilton, un
conservazionista residente del Kenia, furono censiti solo
1.300.000 elefanti. Il WWF aveva sostenuto in tutti gli
anni 70 e per buona parte degli anni 90’ che gli
elefanti non erano in pericolo di estinzione e non aveva
appoggiato i governi africani che si opponevano al
commercio di avorio. Nel 1988 l’ex presidente del
FFW francese Pierre Pfeifer rivelò che gli elefanti
rimasti non superavano i 400.000. Il 1989 fu dichiarato
improvvisamente dal WWF“ l’anno
dell’elefante” e Pierre Pfeifer fu costretto a
dimettersi.
Nel 1963 lo stesso Peter Scott, capo del WWF
International, aveva raccomandato agli amministratori del
Parco Nazionale dell’Uganda di eliminare 2500
elefanti. A questo scopo era stato assunto Ian Parker, un
noto cacciatore, che oltre agli elefanti sterminò anche
diverse migliaia di ippopotami. La motivazione ufficiale
era che occorreva ridurre la popolazione animale
diventata troppo numerosa per gli equilibri
dell’ecosistema. Però da questa riduzione della
popolazione di animali selvatici trassero profitto solo
le aziende che producevano il pregiato legno di mogano.
Nel 1975 lo stesso Parker fu assunto da Russel Train capo
dell’African Worldlife Foundation per eliminare una
gran numero di elefanti in Ruanda, il motivo era che il
Ruanda non era in grado di salvaguardare
contemporaneamente gli elefanti e i gorilla di montagna e
quindi occorreva eliminare i primi. Nel 1986
l’allora Direttore del WWF Charles de Haes
personalmente consegnò una medaglia di onorificenza al
cacciatore rodesiano Clem Coetzer per aver diretto la
campagna di caccia dove furono eliminati 44.000 elefanti
nello Zimbabwe. L’anno dopo fu lanciata una campagna
strappalacrime per salvare l’elefantino Nell. Con i
soldi raccolti fu istituito un parco del WWF per il
salvataggio dei grandi animali africani in Uganda, ai
confini con il Ruanda. Come vedremo in seguito fu proprio
dai campi del WWF che il Fronte Patriottico Ruandese
lanciò i suoi attacchi contro le forze governative del
Ruanda causando una delle più grandi tragedie del
continente africano. Nota 1
Save Gertie
Nel 1961 il WWF
iniziò, con una campagna stampa sul Daily Mirror, la
mobilitazione per la salvaguarda del rinoceronte nero.
“Salvate Gertie, il rinoceronte adorabilmente
brutto”, furono raccolte immediatamente più di
45.000 sterline. Le campagne per salvare il
“rinoceronte nero” sono andate avanti per più
di 20 anni e sono stati raccolti fondi per 110 milioni di
sterline. Però il WWF ha speso solo 118.000 franchi
svizzeri per i rinoceronti, Non è un caso infatti che
popolazione di rinoceronti neri alla fine degli anni 80’
era diminuita del 95%. Quando finalmente il WWF si decise
ad intervenire, i pochi esemplari rimasti furono "salati"
portandoli nei giardini zoologici o nelle aziende
agricole private dell’Africa e dell’Australia.
Oggi il rinoceronte nero è quasi del tutto scomparso in
Africa.
Le due operazioni principali per la salvaguardia del
rinoceronte furono l’operazione Strongold e l'operazione
Lock. La prima fu finanziata con un milione di franchi
svizzeri per mettere in grado il Dipartimento dei Parchi
Nazionali dello Zimbabwe di ospitare almeno 700
rinoceronti neri provenienti dalla valle dello Zambesi.
Il capo dei ranger di questi parchi Glen Tatham, in un
viaggio negli Stati Uniti per raccogliere fondi,
annunciò che "sarebbe stata dichiarata guerra
contro i bracconieri che attraversavano le frontiere
dello Zambia”. Nel maggio 1988 Glen e due suoi
aiutanti furono accusati di aver preparato agguati e di
aver ucciso diversi cacciatori di frodo. In un dibattito al
Parlamento fu segnalato che più di 70 bracconieri erano
stati uccisi dai ranger di Glen. e sotto la pressione del
Forein Office inglese il governo dello Zimbabwe votò, in
tutta fretta, una legge per dare l’impunità ai
ranger dei parchi nazionali nell’assolvimento dei
loro obblighi. Uno degli oppositori a questa legge il
parlamentare Bhebe Mica riferì che dal 1974 al 1991
furono uccisi più di 150 “bracconieri”. Molti
nella valle dello Zambesi furono attaccati addirittura
con elicotteri armati pesantemente. Secondo il gia citato
documentario Ten Pernice in to Panda di Kevin
Bowling, in realtà moti di questi bracconieri erano
militanti dell’African National Congress (ANC),
l’associazione di Nelson Mandela che combatteva
contro le politiche di Apartheid nel Sud Africa.
Nota 2
L’operazione Stronghold in pratica doveva
riposizionare i rinoceronti neri catturati nella valle
dello Zambesi in luoghi sicuri. Molti di questi
rinoceronti finirono nelle aziende agricole dei
latifondisti dello Zimbabwe, della Rodesia e del Sud
Africa e anche in Australia, praticamente fu dispersa
l’unica mandria di rinoceronti neri esistente al
mondo.
Come riferisce il documentario di Kevin Bowling si voleva
ridurre drasticamente la fauna selvatica dalla valle
dello Zambesi perchè il governo dello Zimbabwe , su
indicazione del Fondo Monetario Internazionale,
preoccupato per l’enorme debito, stava accelerando
la ristrutturazione economica. Questo comprendeva la
creazione di una serie di Ranch nella valle dello Zambesi
per fornire carne ai paesi della Comunità Economica
Europea, gli accordi e i contratti erano gia stati fatti.
Dopo che gli ultimi rinoceronti neri furono portati via
nella valle entrarono cacciatori e in poco tempo
abbatterono più di 5000 bufali, elefanti e altri animali.
Quando divenne ovvio nel 1980 che il sistema dell'
apartheid in Sud Africa era destinato al fallimento,
furono utilizzati veterani ex appartenenti alle SAS
britanniche per contrastare i movimenti abrogazionisti,
in particolare l'ANC di Mandela. David Stirling,
fondatore dell'SAS, fu messo a capo della KAS Enterprises,
una agenzia privata di sicurezza che operava nella zona,
e quando Sterling mori nel 1990 fu sostituito da Sir
Jemes Goldsmith. Ufficialmente la KAS doveva proteggere
elefanti e rinoceronti dai cacciatori di frodo in Sud
Africa, per far questo erano autorizzati dal governo ad
usare la forza. Presto si venne a saper che mote persone
uccise dai ranger della KAS erano attivisti dell'ANC. Fu
fatto anche il tentativo di destabilizzare il paese in
modo giustificare da parte del governo in carica pro-apartheid
di dichiarare la legge marziale. Il piano era quello di
organizzare scontri tra militanti dell'ANC , in
maggioranza Bantu, con quelli del Freedom Party di
Inkatha a maggioranza Zulu. Avvenero così attentati e
scontri tra gruppi di neri dove morirono diverse migliaia
di africani fino a quando nel 1994 l'apartheid finì. Nota 3
Il ruolo dei Parchi Nazionali
Riferisce Kevin Dowling:" Scoprii che i
cosiddetti Parchi nazionali per la fauna selvaggia erano
estremamente repressivi. Le persone che vi vivevano non
avevano diritti, era vietato lavorare nel modo
tradizionale. Non potevano cogliere un fiore senza
rischiare di essere ammazzati. Allo stesso tempo i Parchi
funzionavano da rifugio per tutti i tipi di mercenari. Il
governo del Sud Africa accampò in questi parchi le sue
truppe segrete che poi attaccavano le città e gli stati
alle frontiere. Cosi facevano anche i terroristi del
Renamo e dell'Unita..... Ho avuto informazioni, dai miei
contati in Africa, sull'Operazione Lock. Ho scoperto che
il comandante dell'operazione era un militare, il
Colonnello Ian Crooke, ex secondo in comando alle forze
speciali britanniche SAS, c'era anche Gordon Shepard un
esperto dei servizi segreti britannici che ha lavorato a
lungo nell'Irlanda del Nord. Questi erano soci della
Kroll Associates, una agenzia privata di sicurezza e
intelligence con sede a Wall Street. In pratica un gruppo
di "old boys" dell' MI5 e SAS. La parte
pubblica dell'operazione Lok era invece svolta dal
braccio destro del Principe Bernardo, John Hanks". Nota 4
Il giudice olandese J.Wilgers, che riprese il
lavoro di Kevin Dowlind, raggiunse le stesse conclusioni:
"So che ex esponenti delle SAS britanniche sono
arrivati in Sud Africa e si sono istallati in territori
controllati dal WWF allo scopo di condurre operazioni
paramilitari. In queste zone hanno anche svolto attività
di addestramento. Nella valle dello Zambesi sotto la
copertura di contrastare il bracconaggio molti attivisti
dell'ANC furono uccisi con esecuzioni sommarie, senza
processo. Ci sono due tipi di parchi, parchi naturali e
quelli strategici. Lo scopo ufficiale dei primi è di
proteggere la natura. Spesso però contengono anche
miniere di importanti materie prime: oro, diamanti, rame,
uranio. La popolazione locale, in vari modi, è
incoraggiata ad andarsene. I parchi del secondo tipo sono
collocati nelle aree utili per osservazioni militari, per
esempio quelli al confine tra il Sud Africa e il
Mozambico. Questi corridoi sono stati concepiti per
salvaguardare la natura, ma anche per avere vantaggi da
un punto di vista politico e militare". Nota 5
Dal 1990 il WWF aveva stabilito il Gorilla Protection
Program nel Gorilla Park in Uganda, vicino al confine con
il Ruanda e lo Zaire e adiacente al Parco dei Vulcani,
sul versante del Ruanda, e al Parco Vircunga nello Zaire.
Tutti questi parchi nazionali furono utilizzati come basi
per le forze "ribelli" del Ruanda, che poi in
realtà erano in gran parte soldati e ufficiali delle
Forze Armate dell'Uganda guidato allora dal Premier
Yoweri Museveni. L'uso dei parchi nazionali, gestiti
direttamente dal WWF o da enti internazionali ad esso
collegati, come zone franche al di fuori del controllo
dei governi nazionali in cui istallare basi per
operazioni di sovversione e guerriglia si è ripetuto per
varie volte come è avvenuto anche in Kenia e nel Sudan.
Attualmente due milioni di Km quadrati, l'8,2 % dell'intero
territorio dell'Africa sub sahariana è convertito in
Parchi o Riserve naturalistiche.
Negli ultimi decenni il ruolo ufficiale dell'AWF (African
wildelife fund) che ha sede in Washington DC, è stato
quello di gestire i principali Parchi Nazionali e le
Riserve faunistiche in netto contrasto con le attività
agricole è industriali che i vari governi nazionali
stavano cercando di sviluppare. Quando l'11 giugno del
1999 cominciarono ad apparire i primi resoconti sui media
degli assassini di massa nel Congo/Zaire, suscitò
scandalo il comunicato dell’l'AWF che denunciava la
"tragedia" di 4 gorilla di montagna uccisi nel
Parco Nazionale del Vircunga. Gli animali furono uccisi
perché si trovarono in mezzo agli scontri tra le forze
dell'Alleanza Democratica per la liberazione del Congo di
Kabila e le milizie ribelli.
Un simile scandalo era avvenuto pochi anni prima. Mentre
migliaia di Hutu del Rowanda morivano ogni giorno nei
campi profughi dello Zaire di fame e malattie, l'AWF
protestava perché i rifugiati dei campi profughi "distruggevano
l'ambiente", andando nelle foreste a
raccogliere la legna per far bollire l'acqua prima di
poterla bere, e rovinavano così "l'habitat dei
gorilla e di altre specie animali". Nota 6
Negli ultimi decenni l'AWF ha reclutato migliaia di
africani di vari paesi che ha poi selezionato nel College
of Wildlife Menagement dell'AWF a Moshi in Tanzania.
Riportati poi nei paesi d'origine questi "quadri
ambientalisti" hanno svolto e svolgono tuttora
un ruolo chiave per far accettare ai rispettivi governi e
alle popolazioni l'arretratezza economica derivante dall'uso
di "tecnologie appropriate" nel quadro pei
progetti di "sviluppo sostenibile" , cioè
adatti a salvaguardare la vita selvaggia. Molti di
questi quadri sono oggi i dirigenti di Parchi nazionali e
Riserve faunistiche.
Nota 7

Mappa dei parchi del WWF del 2001. Nel frattempo
nuovi parchi sono stati creati.
Riferimenti
Algemeen
Dagblad (giornale olandese)
Monday, January 17, 2000.
di Gerard Rigter
(tradotto dall'olandese all'inglese)
WWF loses from attorney
The World Wide Fund for Nature is a criminal
enterprise that should be abolished by the justice system.
Chances are slim that the judicature will do this out of
its own, because its ties to the WWF are too strong.
This is what mr. J. Wilgers says, attorney in Goes.
Last week, the WWF failed in its effort to silence the
attorney, after he first called the WWF a criminal
enterprise two years ago. The Council of Discipline, the
disciplinary organ of the Dutch Bar Association, judged
that the WWF didn't prove that Wilgers knowingly spoke
untruths.
The Dutch branch of the WWF systematically perpetrates
criminal offences in our country and the World Wildlife
Fund is criminally active worldwide, said Wilgers on
Saturday. "For the misdeeds of the World Wildlife
Fund we can also accuse the Dutch Branch of the WWF."
It happened before that the Dutch Bar Association lost
a case against Wilgers. At the Council of Discipline he
disputed the words that it didn't fit an attorney to
"falsely blame a well respected organization as the
World Wildlife Fund." In appeal, the Bar lost again,
because it couldn't make clear why Wilgers knowingly was
saying things that were wrong.
The WWF, says the excited attorney, walking through
large piles of dossiers, is guilty of deceiving the
public by exagerating the illegal trade in endangered
species. Trusting people that donate money for this
purpose are the victims.
"It's complete disinformation. Huge numbers are
shown, but for the most part these are related to the
legal trade. Every 10 minutes, another species would die
out. They started with the Panda, but today we have
hundreds of thousands of species that supposedly need
protection. Legitimate merchants, who have never been
convicted, even have never been suspects, are publicly
criminalized.
Traffic, the 'intelligence service' of the WWF,
violates the 'Law on the police & military units' (very
rough translation) by conducting its own investigations,
proceeds Wilgers. In collaboration with the justice
department Traffic doesn't shy away from 'provoking' and
'spy operations', illegal methods the justice department
normally wouldn't perform.
It worries Wilgers that "already ten percent of
the world's surface" is under the control of the WWF.
According to him, the role of the organization in South-Africa
is troubling, where in the late 1980's, in name of
fighting the poachers, 1.5 million ANC members [anti-apartheid]
and civilians have been murdered. To support this claim
he refers to a 1989 report of the Commonwealth.
"I call that genocide. And still, in other third
world countries, environmental protectors of the West
just shoot so called poachers without any form of trial.
In South-Africa, Mozambique, and Irian Jaya, we see that
the WWF officially protects the environment, but in
reality uses the money to safeguard western strategic and
economical interests. The organization is interwoven with
the elite of Europe and America through obscure societies
like the 1001 Club and the by Prince Bernhard erected
Bilderberg club, in which prominent citizens of the world
are united. It is no coincidence that these protected
areas are often rich in valuable minerals as gold,
precious stones, and uranium. The local population is
robbed from a normal existence by unreasonably severe
environmental laws. That has happened around the American
Freeport-MacMoRan-mine on Irian Jaya, where the WWF has
even deforested the area. After the WWF-staf was
kidnapped, the Papuas were chased away or murdered."
Wilgers thinks it's unheard of that WNF representative
mr W. Wabeke is a superior officer at the District
Attorney's office. Wabeke is a director at the Dutch WWF.
Wilgers: "It didn't surprize me then that the
justice department in Breda, in the investigation of a
case of non-threatened lizards, in the report falsely
labeled as threatened, eagerly shared the results of the
investigation with collegues in America. The reward soon
came. With the two American suspects a remarkable
arrangement was made in which they had to pay 500
thousand dollars. This had to be paid to the WWF, who
used it to pay for a natural resort right next to the
Freeport-mine. "The WWF didn't give a reaction. The
Justice Department says that Wilgers "has to be
taken with a grain of salt" in his crusade against
the WWF. Wabeke will be leaving his post at the WWF soon,
because his term is coming to an end.
1.
http://www.mitosyfraudes.org/INDICE/Cap12-WWF.pdf
2. January 31, 1997, The
Guardian, 'SAS linked to rogue force in South Africa':
"The SAS has been linked to violence by a 'third
force' that threatened to undermine South Africa's
transition to majority rule, in a report considered so
explosive it was suppressed by Nelson Mandela... It
confirms the involvement of commando units in random
violence, the use of poison - supplied by the Seventh
Medical Division - by hit squads, and the supply of arms
and training to the Zulu-dominated Inkatha movement...
The truth commission document says evidence was given to
Gen Steyn that destabilisation of the government and
neighbouring countries was planned 'to enable the
military to step in credibly to create order'.
Preparations for this allegedly involved stockpiling arms
in countries which included Kenya, Zambia, Mauritius and
Portugal, to create 'springboards' for possible military
action. It said there was 'a suggestion that there was
close contact with the British SAS'... As reported by the
Guardian, a group of SAS officers working for a private
security firm in Britain [KAS] were hired by wealthy
conservationists in the late 1980s to come to South
Africa to fight elephant and rhinoceros poachers. They
became involved with local intelligence agencies and
reportedly took part in paramilitary training. The
British security firm, Kas Enterprises, was owned by Sir
David Stirling, the founder of the SAS, and taken over
after his death by Sir James Goldsmith. The security firm's
SAS mission to South Africa was headed by Ian Crooke, who
led the SAS..."
3. September 24, 1999, Kleintje Muurkrant, '"People
have been murdered under the cover of nature protection"
- Attorney severely criticises the World Wide Fund for
Nature' (translated from Dutch to English): "It
looks like the WWF to a large degree is responsible for
several projects, especially in South Africa, where in
two fases respectively one and a half million people and
subsequently ten thousand people were killed. In the
first phase it was about the battle in the frontline
states against the ANC [the major anti-apartheid movement],
especially against the military wing. The war has been
waged under the cover of nature protection and while
protecting nature these people have lobbied the
legislator to adopt a "shoot to kill" policy,
whereby it became legal to shoot poachers in the field
before arresting them. Afterwards you have to say that
among the victims were quite a lot of ANC members...
After 1990 the struggle shifted to the territory of South
Africa [instead of the whole of southern Africa]. During
that time these people trained a number of elite black
units in the wildlife parks [of the WWF], like the anti-cattle
thieves brigade and the crowbar-unit that turn out to
responsible for the murder of several ten thousand
inhabitants of the townships. This was part of the plan
to create a civil war between the Bantus and the Zulus,
that is to say that the ANC had to be set up against
Inkatha [of Inkatha Freedom Party, the second largest
anti-apartheid movement which mainly represented the
Zulus] and that operation has been conducted with the
intention of destabilizing southern Africa."
4. November 5, 1997, De Groene Amsterdammer (magazine),
'The World Nature Army', con una intervista a Kevin
Dowling
http://www.groene.nl/1997/45/rz_wnf.html
5. September 24, 1999, Kleintje Muurkrant, 'dvocaat
levert felle kritiek op Wereld Natuurfonds' (Dutch -
traduzione usata per l'articolo
http://www.stelling.nl/kleintje/336/Wilgers.htm
6. The African Wildlife
Foundation:
Study In British Counterinsurgency by EIR's Special
Correspondent
http://members.tripod.com/~american_almanac/afwild.htm
7. Washington
Monthly, May 1993 v25 n5 p60(2) At the Hand of Man: Peril
and Hope for Africa's Wildlife. Ann O'Hanlon.
Raymond Bonner moved to east Africa in 1988 to write
for The New Yorker, neatly in time to watch the 1989
global ban on ivory take effect. Enchanted by the
continent's peoples and wildlife, Bonner explored the
interplay of the two as they relate to wildlife
conservation. He discovered that American wildlife
organizations such as the World Wide Fund for Nature (WWF)
and the African Wildlife Federation (AWF) pay scant
attention to local peoples while establishing wildlife
policy and distort facts when it is conducive to
fundraising. The case in point is, of course, elephants
and the argument for a total ban on ivory. Both WWF and
AWF paid exaggerated attention to the case of the
elephant (elephants have never been doomed to extinction;
in fact, several countries had to stabilize their
elephant populations well before the 1989 ban) once they
discovered this was a fool-proof recipe for fundraising.
Bonner himself was seduced into focusing on pachyderms,
and he serves up some juicy reporting on the politics of
elephants. However, if his topic is "Peril and Hope
for Africa's Wildlife," as the subtitle promises,
Bonnet falls short.
The ban on ivory, announced in 1989 at the initiation of
WWF and AWF, was an abrupt reversal of both organizations'
prior position of allowing the sale of some ivory. The
wisdom of allowing ivory sales is at least threefold.
First, elephant populations outgrow their habitat's
support capacity and therefore must be kept from
trampling the forest and farmland around them and dying
of starvation. The tusks from these elephants, and from
elephants who die natural deaths, should not go to waste.
Second, putting a value on the elephants-outside of the
western aesthetic value that many Africans don't have the
luxury to share--is the best way to ensure that those
peoples work for the survival of the species. Finally,
the African people who cope with these dangers should be
the people setting and implementing policy, both because
it is their land and resource, and because their
involvement is a fundamental precursor to caring for the
survival of the species. No foreign government that
pushed for the ban on ivory ever compensated local
populations for their loss of income from ivory sales,
nor included any Africans in policy making, an attitude
Bonner refers to as "eco-colonialist."
Though Bonner is critical of a number of conservation
organizations, he serves up a particularly thorough
indictment of WWF. The organization provided the
Zimbabwean Department of National Parks and Wildlife
Management with a helicopter used to gun down poachers on
sight, killing a total of at least 57 men. A lifelong
conservationist working in Namibia described the average
poacher as "an average, normal guy, a poor farmer
who is trying to feed his family." There were in-house
arguments at WWF over the project, but it later denied
knowing how the helicopter was being used.
WWF's " 1001 Club ," a fundraising gimmick
conceived by South African tobacco businessman and WWF
boardmember Anton Rupert, is made up of 1,000 individuals
who have given $10,000 to the WWF, the 1001st being
Prince Bernhard of the Netherlands, a former WWF
president. The secret list of members includes a
disproportionate percentage of South Africans, all too
happy in an era of social banishment to be welcomed into
a socially elite society. Other contributors include
businessmen with suspect connections, including organized
crime, environmentally destructive development, and
corrupt African politics. Even an internal report called
WWF's approach egocentric and neocolonialist. (The report
was largely covered up.)
The neocolonialist charge gets at a number of
uncomfortable truths. The United States and other western
nations have helped create a demand for ivory--thus
contributing directly to elephant poaching and the ivory
trade--and supported many a politically corrupt African
government that was tied to the ivory trade. Once it
became politically or financially expedient for those who
had hunted African wildlife to skip the hunt, they did so
and asked the rest of the world to go along. Africans
were not included in such decisions.
The Africa section of the U.S. office of WWF hired its
first black professional in 1991, and WWF International
has yet to hire a single black in its 30-year history.
And, if it's possible to rate such overt racism, the
African Wildlife Federation is worse due to its name and
mission: In its 30 years, it has yet to have a single
black on its board of trustees or in its Washington
headquarters.
Sorely missing from At The Hand of Man is an analysis of
why none of the successful small-scale efforts to control
elephant populations has been attempted or even proposed
at the national level in Africa. What are the hurdles
that might obstruct such plans? Not one of the wildlife
experts proposes a national or continent-wide strategy
for keeping elephant populations in check while
simultaneously respecting local cultures and allocating
tourist dollars. Nor does Bonner, despite his criticism
of the ivory ban. Such may not be a reporter's
responsibility, but his omission both of alternative
strategies and of obstacles prohibiting such strategies
is frustrating. Bonner claims the western approach to
African wildlife management is racism and nothing else.
In fact, if racism disappeared tomorrow, Africa's
wildlife woes would remain. Topics critical to wildlife
management yet barely touched upon in the book--crippling
population growth, political corruption, and unstable
governments throughout the continent --are as African as
elephants and daunting obstacles in the execution of
complex policy. And they were, perhaps, factors in the
decision to implement the more simplistic ban on ivory
than a more complex policy that, no doubt, would have
been fairer to the Africans. If Bonner had yielded to his
obvious urge to write exclusively about elephants and the
ivory trade, perhaps he would have addressed these issues.
Instead, he paints a picture that is compelling but
incomplete.
Nota sull'autore
Dott. Giuseppe Filipponi, fisico,
docente, Presidente della Fondazione per l'Energia di
Fusione negli anni '80, direttore della rivista Fusione
Scienza e Tecnologia
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